Non penserai mica che le headline ammiccanti e l’uso dei verbi imperativi nei call to action siano degli artifici nati in funzione del web, vero? Per questo credo che non ti farà male dare uno sguardo aglielementi che compongono il layout di una pagina pubblicitaria. Elementi testuali della pagina pubblicitaria
- Headline -Sicuramente sai di cosa sto parlando. L’Headline è il titolo, la frase sintetica che apre la pagina pubblicitaria, quella stringa di testo che racchiude gran parte del significato. Generalmente si usa un font di grandi dimensioni, o comunque superiore a quello utilizzato nelle altre frasi della pagina. Ovviamente, se lavori su un progetto pubblicitario cartaceo, tutti i criteri di keyword che devi osservare se scrivi per il web cadono amabilmente;
- Occhiello – Questo elemento viene concettualmente inserito prima dell’headline (ma spazialmente può essere collocato anche di lato o sotto) e può essere d’aiuto per eventuali headline troppo criptiche o che giocano su doppi sensi;
- Sub-Headline – Più che introdurre il Body Copy, nella pagina pubblicitaria la Sub-Headline precisa e arricchisce i significati veicolati dall’headline con un enunciato meno striminzito del precedente;
- Informazioni tecniche – Contiene informazioni che prescindono dal messaggio pubblicitario: informano i lettori della presenza di qualche evento o promozione particolarmente vantaggiosa. Viene collocato in alto a destra per dare meno fastidio possibile all’impaginato;
- Body Copy -Generalmente scritto con un font più piccolo e con un linguaggio meno sintetico, per body copy si intende il testo vero e proprio della pagina pubblicitaria che snocciola il significato del titolo. Se ti troverai a scrivere un body copy cartaceo scoprirai la vera libertà di espressione, totalmente svincolata da qualsiasi keyword density;
- Caption – Eventuali didascalie che spiegano le immagini secondarie della pagina pubblicitaria;
- Pay Off – Chiamata anche baseline o tagline, questa frase viene utilizzata per chiudere la pagina pubblicitaria e riassumere il senso intero del messaggio;
- Logo– Dato che si tende a fare molta confusione sull’argomento, cito direttamente Wikipedia: il logo è la scritta che rappresenta un prodotto, un servizio o un produttore con un uso ben preciso di font, colori e forme. Il logo diventa logotipo quando unisce la parte scritta con un simbolo (il marchio).
- Indirizzo – Gli indirizzi delle sedi aziendali, solitamente inseriti con caratteri molto piccoli e come ultimi elementi della pagina.
- Visual principale – È l’immagine che domina la pagina insieme all’headline. Alcune scuole di pubblicità tendono a mantenere accordo tra questi due elementi, altre giocano con il contrasto, ma bisogna fare sempre attenzione a non trasformare il titolo in semplice didascalia dell’immagine;
- Visual secondari – Ulteriori foto esplicative, immagini e grafici spesso accompagnate da caption;
- Il marchio – Si tratta di un simbolo che distingue, attraverso un disegno unico per colori e forme, i tratti una determinata persona o azienda, rendendo il referente immediatamente riconoscibile (pensa al “baffo” della Nike). Come accennato in precedenza, quando marchio e logo si uniscono nasce il logotipo, un elemento grafico-testuale costituito da una parola, da un acronimo o da una semplice lettera (ora pensa al “tondo” della BMW). Anche in questo caso colori e forme sono elementi molto importanti per la riconoscibilità del legittimo proprietario;
- Splash – Elementi grafici che attirano l’attenzione ed evidenziano una parte della pagina;
- Pack Shot -Un tipo di immagine secondaria, solitamente inserita in chiusura dell’annuncio, che raffigura il prodotto che si pubblicizza nella sua confezione o un suo particolare dettaglio. Particolarmente utile se nel visual primario e in quelli secondari non viene mai visualizzato l’oggetto che si sta pubblicizzando.

Per stilare questa lista di elementi ho preso libero spunto dal testo di Marco Vecchia, Hapù. Manuale di tecnica della comunicazione pubblicitaria, 2003, Edizione Lupetti.
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