Guido Sperandio La storia pubblicitaria della Olivetti è particolare, come particolare era del resto, la concezione della stessa azienda, dominata dalla filosofia del mitico Adriano.
Certo, nella sua particolarità di prodotto e aziendale - costituisce un fatto isolato nel panorama della comunicazione del tempo. Epoca in cui stavano affermandosi anche in Italia l'advertising e le agenzie anglosassoni, ambasciatrici e scuole di marketing e comunicazione idonea ad affrontare il mercato di massa.
Da parte italiana per molto tempo la comunicazione è stata affidata all'architetto che progettava il prodotto o alla grafica cosiddetta svizzera, dove i criteri estetizzanti prevalevano sullo scopo della comunicazione che doveva invece essere mirata e su presupposti di marketing.
Prevarrà col tempo, sebbene lentamente, il marketing.
Ottima battuta.
Anche se realtà poco italiana. Dove la confusione arriva senz'altro al 99,9 %. Quando lavoravo in agenzia mi stupivo di vedere alla fine stampato effettivamente l'annuncio. E circa quel 15 % di commissione... sfido a trovare l'agenzia italiana che li percepisca. Ci sono agenzie che in tempi insospettabili erano arrivate addirittura al baratto.
Guido Sperandio Suppongo che tanta ardita creatività si fondi sul minimo di uno straccio di marketing e mi viene la curiosità di sapere a quale segmento di pubblico intendano rivolgersi.
Femminile, dalle reazioni citate, non sembra.
A meno che... il segmento non sia rappresentato da un pubblico di koala.
Vuoi vedere che i koala sono tra noi e nessuno, neanche la CIA, se n'è accorto?
Femminile, dalle reazioni citate, non sembra.
A meno che... il segmento non sia rappresentato da un pubblico di koala.
Vuoi vedere che i koala sono tra noi e nessuno, neanche la CIA, se n'è accorto?
Ma che cosa ti è capitato mai di leggere? M'incuriorisce! Curiosità a parte, devo però dire che se il profilo del consumatore coincide con la tappezzeria vivente rappresentata da questo Dio (Fedez derivato di Fede?) e il motto è: "Fuori è magnifico sì ma tu un po' di più" come ho la sventura di leggere nell'immagine... Non so se è meglio di "E i fu, siccome immobile..."
Invecchiamento romanzi: sì, è vero. Tempo fa, mi sono buttato a leggere Melville, e ho desistito. Prosa ineccepibile, se analizzata, ma impatto generale disastroso
Guido Sperandio Condivido la validità creativa del concept, però effettivamente - come nota Saverio Monda, l'occhiata veloce - che è poi quella del pubblico e sempre che quest'occhiata ci sia - mi ha associato l'annuncio al mondo tout court dell'auto, lungi da me pensare a un funeral service. Il tutto è abbastanza ermetico. Forse una rielaborazione più "coraggiosa" (leggi: chiara) gioverebbe.
16 gennaio
14 gennaio alle ore 23:59
Con tutto il rispetto per il grande David è una frase molto azzardata. Perchè il co.... potrebbe invece essere proprio il Lui della situazione... marito o altro
11 gennaio
11 gennaio
10 Gennaio
Guido Sperandio Seguela viene buon ultimo, i cardini sono Ogilvy e Bernbach, anche se le vere scuole di pubblicità sono state Lintas (house agency di Unilever) e la Procter & Gamble.
Cambiano i media, ma i concetti base restano gli stessi, la natura umana non variando (non varia dal tempo degli antichi Roamani!)
Cambiano i media, ma i concetti base restano gli stessi, la natura umana non variando (non varia dal tempo degli antichi Roamani!)
Troppo buono Comunque, tutta la Pubblicità italiana è nata in quegli anni Sessanta, per la precisione, se vogliamo, nel corso dei C inquanta. Con Milano, per molto tempo, epicentro. Prima c'era la cosiddetta "propaganda", c'erano i manifesti (affiches) e la reclame. I modelli erano... sulla scia dei Toulouse Lautrec!!!! E la propaganda aveva i suoi ascendenti nel regime, fascista, praticamente unico committente. Tra le eccezioni Boccasile e Dudovich (Boccasile, il manifesto Motta, la confezione incastrata nel seno prorompente di una florida matrona .-) )
Guido Sperandio Ma esistono prodotti "stupidi"?
Se stupidi lo fossero, nessuno ci metterebbe soldi e fatica per produrli e venderli.
Stupidi lo saranno per certuni, ma non per chi li compra
Sono d'accordo con te, nel considerare dal PUNTO DI VISTA DEL PUBBLICITARIO. Certo, il pubblicitario che valuti un prodotto più facile da pubblicizzare rispetto ad altri... rischia la buccia di banana
5 gennaio
da Guido Sperandiorandio: Ringrazio Frank Maria de Feo per avermi citato in Fatti (Scuola) di Pubblicità [https://www.facebook.com/groups/fattidipubblicita/permalink/623447171129566/]..
Non conosco personalmente Frank, ma è evidente che condividiamo il virus di quella cosa aborrita e infame e fasulla che è la Pubblicità.
Non conosco personalmente Frank, ma è evidente che condividiamo il virus di quella cosa aborrita e infame e fasulla che è la Pubblicità.
Nota: Per puntualità di cronaca, la citazione in questione è ripresa dal mio ebook «VITA DA COPYWRITER - Splendori e miserie», reperibile su Amazon e praticamente su tutti gli altri vari store online.
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